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Il Mare di Circe

San Felice Circeo evoca racconti straordinari, miti e leggende che sono patrimonio intimo di tutti, in tutto il mondo. Chiunque, tra i bambini e gli adulti, di ogni strato sociale, in ogni parte del globo, è affascinato dal mito della Maga Circe e dal racconto di Ulisse che, nel suo peregrinare, sbarca su quell'isola e incontra la bellissima Maga dai riccioli belli.


Poco importa se l'Isola di Eea sia o non sia, in realtà, un'isola, dal punto di vista geografico. Poco importa se l'isola evocata da Omero sia davvero il Promontorio del Circeo o non sia, invece, l'isola di Ponza, frequentata dai greci e nota a Omero, che potrebbe avere individuato la residenza di Circe, proprio il quella che è l’Isola dell’Aurora. Poco importa se qualcuno non crede che Ventotene sia l'isola delle sirene che, invece, a Ventotene si possono vedere e se ne può ascoltare il canto, rimanendo affascinati e rapiti.


Poco importa, perché le narrazioni e i miti non si fermano alla ricerca di prove documentali, ma volano alto ed entrano nei sogni, affrontando i misteri dell'immaginario e della fantasia, e alimentando il cuore e l'anima di visioni, di storie, di emozioni, di bellezza.

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Promontorio del Circeo

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Costeggiando la penisola, navigando da Roma o da Napoli e avvicinandosi al Golfo Gaeta, si scorge il Promontorio del Circeo, l’icona del Circeo, imponente, all'orizzonte, come un'isola, la più grande delle isole del Mare di Circe, l’isola sulla terraferma, la punta da doppiare, dal profilo evocativo, inconfondibile, caratterizzato dal riccioluto Picco di Circe.


Il Promontorio del Circeo è un piccolo e isolato massiccio montuoso calcareo-dolomitico, alto 541 metri, che si erge dalla pianura pontina e delimita a nord il Parco Nazionale del Circeo, prima Riserva della Biosfera dell’UNESCO.


Dal punto di vista naturalistico, si divide in due versanti, completamente diversi tra di loro. Il versante nord, detto Quarto freddo, caratterizzato da un clima umido, è ricoperto da una fitta macchia alta di leccio, associata, a quote più basse, al frassino minore, al carpino nero, alla roverella e al farnetto. Nel sottobosco si trovano erica, ginestra e corbezzolo mentre, verso la foresta di pianura, nella zona di Mezzomonte, si trova una sughereta di circa 25 ettari.


 

L'altro versante, detto Quarto caldo, si affaccia verso sud e gode, per tutto l'anno, di un'esposizione soleggiata. Vi prospera una vegetazione rupestre mediterranea con leccio, ginepro fenicio, euforbia arborea, mirto, lentisco, rosmarino, erica; tra i bassi cespugli, il finocchio marino, l'elicriso, l'euforbia, lo statice e la centaurea di Circe (Centaurea cineraria subspecie circae). La presenza più interessante è però quella della palma nana, l'unica palma spontanea in Europa, relitto di epoche più calde. 

 

La fauna, invece, oltre che dal cinghiale, dal tasso, dalla faina e dal moscardino, è rappresentata da numerosi uccelli, in particolare rapaci, tra i quali, il falco pellegrino, il gheppio e i numerosi altri che vi nidificano o che sorvolano la zona durante le migrazioni.


Alla base del promontorio si aprono numerose grotte, che restituiscono preziose testimonianze di un'antichissima occupazione umana di questo luogo, già dal Paleolitico. La più nota è la grotta Guattari, al cui interno, nel 1939, fu rinvenuto un cranio di tipo neanderthaliano. Altra grotta interessante, è la grotta delle Capre, in prossimità della quale si trovano anche la grotta dell'Impiso e la grotta del Fossellone.


Interessante, dal punto di vista paleontologico, è anche grotta Breuil. Altre sono: la grotta Azzurra, celebre per i suoi riflessi di colore; la grotta del Presepe, così chiamata per le sue caratteristiche colate stalagmitiche che, viste dal mare, sembrano statuine inginocchiate; le "Cinque grotte" o "Cattedrale", così chiamate per la forma che ricorda le guglie delle cattedrali gotiche; la grotta Barbara; la grotta della Maga Circe, che la leggenda vuole sia stata indicata dalla maga Circe a Ulisse affinché egli vi ricoverasse la propria barca. Interessante, al Quarto Caldo, il Riparo Blanc, dove si è scoperto che l’Homo Sapiens Sapiens mangiava molluschi.

Borgo dei Templari

Il Borgo di San Felice Circeo occupa una porzione rocciosa di 150 x 200 m circa a lato del monte, su un’altitudine compresa tra 103 a 90 m s.l.m., inclinato verso la costa.


L’aspetto del Borgo è prevalentemente di stampo ottocentesco, a parte il palazzo baronale di impronta cinque - seicentesca, il tutto sviluppato attorno alla rocca medioevale, che ricalca direttamente l’antico insediamento romano, presentando un perimetro, più o meno, rettangolare con strade ortogonali all’interno.


Sono evidenti le mura in Opera Poligonale, in I maniera, conservate sul lato Sud-Est (lato vero la costa), che hanno portato a identificare l’impronta urbanistica della colonia del 393 a.C.
L’asse stradale che percorre il Borgo longitudinalmente, Corso Vittorio Emanuele, fu indicato già da Lugli con il percorso dell’antico decumano della colonia romana, dove internamente sono presenti tracce di strutture in opera incerta o quasi reticolata. Le mura in Opera Poligonale, sul lato meridionale, presentano un passaggio che permette un proseguimento del percorso del decumano fino alla costa, dovuta all’apertura della strada nel primo tratto avvenuta nel 1880.

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Le mura sono state riprese per la costruzione delle fortificazioni medioevali e da molte case del Borgo, che si alzano per alcuni metri al di sopra della cinta muraria.
Nell'angolo orientale dell’insediamento, poco verso Nord, è presente una porta medioevale ad arco gotico (via Antica porta), con all’interno e all’esterno dello stipite notevoli tracce dell’antica porta; nel corridoio sotto l’arco è visibile un tronco di muro in opera incerta, mentre nel lato esterno dello stipite si nota l’Opera Poligonale in III maniera, in blocchi scanditi da anathyrosis.


Ancora sul lato settentrionale, si nota una forma perimetrale più estesa. È il Giardino di Vigna la Corte, non riconducibile alla forma della colonia romana, poiché recenti sbancamenti, necessari per restaurare le strutture perimetrali, hanno mostrato fino alla loro massima profondità interna, tutti riporti di terra moderna, riconducibili alla costruzione della Vigna della Corte, pianificata nell’allargamento dell’area urbana nel Seicento.


Sul lato opposto alle mura meridionali sono visibili tracce di lacerti discontinui dell’Opera Poligonale a causa dei continui interventi, in età medievale. L’unico lato su cui non si notano tracce dell’Opera Poligonale è quello disposto a sud-ovest, alle spalle del Borgo, con un dislivello rispetto alla parete rocciosa del promontorio, dove ricorrono prevalentemente mura medioevali con torri fortificate risalenti al XIII sec.


Nel portale d’accesso al Palazzo Baronale di Piazza Luigi Lanzuisi, internamente, verso Est, è visibile l’antico lastricato ed è evidenziata una porta d’accesso all’abitato antico, ortogonale al decumano. Nel perimetro dell’antico abitato sono evidenti, in pianta, i due lati corti del quadrilatero che formano due angoli ottusi, dando una forma singolare, all’insieme, impostato sui vertici rocciosi naturali.


Sulla divisone degli spazi interni, in base ai resti riconosciuti nell’abitato, sembra possibile delineare la forma dell’impianto urbanistico antico.


Gli unici resti visibili, attualmente, si trovano inglobati in tratti murari medioevali lungo via Anna Magnani e via Omero, insieme ad altri tratti in via Giuseppe Garibaldi, evidenziando un edificio di età tardo repubblicana adibito forse ad abitazione, con magazzino sottostante.


Riguardo all’impianto urbanistico di età romana, facendo capo, ancora, al Corso Vittorio Emanuele, si può notare come la scalinata Lorenzo Ceccarelli non sia solo un passaggio attuale ma una via di accesso ortogonale al Corso fino a Piazza Giosuè Carducci.


Un’altra via antica doveva corrispondere a via XX Settembre, convogliando due porte di accesso al Borgo, sul lato meridionale e su quello settentrionale, mentre l’ultima via di accesso ortogonale al Corso Vittorio Emanuele e a Piazza Vittorio Veneto, doveva corrispondere all’ingresso del Palazzo Baronale, dove sono inglobate strutture antiche.


Le aree che potrebbero restituire un rilevante interesse archeologico, all’interno del Borgo di San Felice Circeo, sono localizzate nella sede della Porta del Parco, alla Torre dei Templari, e nell’area di Piazza Dante Alighieri e Piazza Giosuè Carducci.

Borgo Montenero

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Borgo Montenero nasce negli anni trenta a ridosso dei comuni di Terracina e San Felice Circeo, in occasione della bonifica dell’Agro Pontino.


La nascita di Borgo Montenero fu la conclusione di quell’intensa stagione di lavoro che fece fiorire villaggi operai, centri aziendali, borghi rurali. il ruolo originario dei borghi, fu di fornire e garantire ospitalità e assistenza sanitaria al personale operaio e dirigenziale, addetto alla bonifica del territorio. Con il trascorrere del tempo, il ruolo originario è andato trasformandosi, definendo i borghi come i luoghi dei servizi alle comunità agricole insediate nelle terre redente.


Borgo Montenero è uno dei Borghi più belli della bonifica pontina. Sembra quasi che a lì il tempo si sia fermato e, ora come allora, l’attività umana ed economica si svolge attorno alla sua parrocchia e alla torre civica.


Ed è proprio dalla parrocchia che si dipana la trama della sua storia sociale. Raccontare il borgo senza passare per la sua parrocchia è come narrare una storia senza le sue connotazioni sociali e culturali.

 

Sono ancora molto radicati, infatti, i valori della famiglia, del lavoro, del culto, che hanno la manifestazione più alta nelle Giornate del Ringraziamento e nella preghiera dei Capitelli con la festa della Rosa Mistica e di San Francesco.
Borgo Montenero non ha perso l’aspetto di centro agricolo bene organizzato. Negli anni si è evoluto e modernizzato, diventando sito di grandi e diversificate produzioni agricole e luogo interessante anche turisticamente, in cui sono presenti numerose attività legate alla ristorazione, all’accoglienza,  all’intrattenimento.

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